Sangue e arena.
Il fascino che il sangue esercita sugli spettatori è innegabile e costituisce la base del successo dai combattimenti gladiatori e delle esecuzioni in arena. Costantino nel 325 d.C. abolisce formalmente la gladiatura, che di fatto continua in Occidente fino al V secolo. Tale decisione è provocata dallo scandalo dello spargimento di sangue in tempo di pace.
I combattimenti gladiatori ebbero in origine carattere funerario.-La critica cristiana si rivolge a tutti i tipi di spettacoli: Tertulliano parla di “circo furente, anfiteatro crudele, teatro lascivo”.
La difesa dei munera gladiatori e delle condanne cruente dell’arena viene elaborata dall’aristocrazia pagana, che ripropone la loro interpretazione religiosa come sostituzione dei sacrifici umani.
Il sangue era ritenuto la sede dell’anima e ad esso si attribuivano virtù particolari. L’ingestione del sangue umano era considerato rimedio nella cura dell’epilessia. Questa malattia, che veniva considerata sacra, secondo la medicina popolare era causata dall’arresto della circolazione sanguigna. Nel romano colto queste pratiche erano orripilanti. Il sangue dei gladiatori feriti uccisi veniva raccolto con apposite spugne. Anche il sangue dei martiri ha valore quasi magico.
Classi di gladiatori.
Non tutte le classi gladiatorie sono infatti esistite contemporaneamente. Le più antiche deridevano dall’armamento delle popolazioni nemiche. Si tratta dei gladiatori Samnes, Galli e Traces. Mentre i Traci continueranno ad esistere non è questo il caso delle altre due categorie. I sanniti scompariranno all’inizio dell’età imperiale, i galli cambieranno presto nome in Murmillones. Lo studio delle classi gladiatorie deve iniziare dal momento in cui esse appaiono definitive e cioè con Augusto.
Thraeces: l’armatura: elmo con lophos a forma di grifone e breve spada ricurva (sica)
Portano alti schinieri che proteggono quasi per intero le gambe, un piccolo scudo rettangolare.
Retiarii: non indossa armi difensive, tranne il galerus (placca di metallo fissata alla spalla sinistra, che protegge la gola) Le sue armi offensive sono la rete, il tridente e una breve spada.
Equites: breve tunica, elmo emisferico e ralvolta protezioni alle gambe. Armi offensive come la lancia e una spada abbastanza lunga.
Sagittari: probabilmente con archi e frecce. (rari)
Essedari: combattimenti dai carri.
Murmillones: avversario abituale del trace. Elmo, un lungo scudo rettangolare, una ocrea alla gamba sinistra e una Mnica al braccio destro. Arma: gladio.
Provocatores, Secutores, Contraretiarii: venivano opposti al retiario. L’armamento sembra analogo a quello del mirmillone, tranne l’elmo, di forma ovoidale.
ELMI: Per quanto riguarda i gladiatori del periodo precedente alla riforma augustea, la documentazione figurata non permette di risalire al di là della prima metà del I secolo a.C. Si nota una maggiore varietà dell’armamento. Si può vedere un’evoluzione delle armi, soprattutto degli elmi.
La forma degli elmi: inizialmente i tipi non differiscono molto da quelli militari: dotati in genere di paranuca e paragnatidi (paraguance) con cimieri più o meno sviluppati e muniti di piume. Con la piena età augustea vediamo apparire un nuovo tipo di elmo, completamente chiuso sul volto. Il paranuca viene sostituito da una tesa circolare. Tra Nerone e i Flavi gli elmi si modificano ulteriormente, assumendo la tesa circolare che si curva e si flette sui lati per proteggere la testa dai fendenti laterali e i due fori per gli occhi vengono sostituiti da un’apertura unica e più grande anch’essa protetta da una rete metallica.
IL MUNUS
Il combattimento di coppie di gladiatori è indicato in latino dal termine Munus.
Valerio Mssimo ci dice che il primo spettacolo a Roma venne dato nel Foro Boario durante il consolato di AppioClaudio e Quinto Fulvio. Venne offerto da Marco e Decimo, figli di Bruto Pera.
Assieme al munus venivano offerti banchetti e talvolta anche spettacoli teatrali.
Episodio durante l’Ecira di Terenzio:gli spettatori, avendo saputo che stavano per avvenire i combattimenti dei gladiatori, abbandonarono il teatro per recarsi al munus.
Il combattimento vero e proprio è regolato da una normativa ed è preceduto dalla prova delle armi e della preparazione delle punizioni per i gladiatori che si battevano male.
Vengono date le armi e ha luogo la PROLUSIO, esercizi di riscaldamento.
Per le armature va detto che nonostante la ricca iconografia e le fonti letterarie, siamo lontani dal conoscere l’esatta immagine. Tra i casi “sicuri” abbiamo il Retiarius, che prende il nome dalla rete che getta sull’avversario per poi colpire con il tridente o il pugnale.
Avversari tradizionali erano i Contraretiarii e il secutor.
Quando il gladiatore viene ferito, il pubblico grida “habet, hoc habet”; i combattimenti possono essere SINE MISSIONE, sino alla morte di uno dei due combattenti o concludersi con la richiesta di MISSIO, cioè della fine del combattimento. Il gladiatore sconfitto protende l’indice della mano sinistra tesa o sollevata o si inginocchia, abbandonando lo scudo.
La domanda di missio può nascere anche da una sconfitta psicologica. L’avversario non ha più il diritto di colpire chi ha richiesto la missio e questo viene fatto rispettare dall’arbitro detto SUMMA RUDIS. (dal bastonicino, RUDIS, che è l’insegna della carica)
In questi momenti il pubblico fa sentire la sua opinione, condizionando l’editore. Se si è battuto bene dice “missus” se no “iugula, verbera ecc.” e volge il pollice in basso. L’editore comunica all’arbitro la propria decisione.
Il vincitore riceve la palma della vittoria e in alcuni casi anche una corona. A questo si aggiunge un premio in denaro.
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