Cenni riguardo l’esercito post-mariano
Autore: EliaLavilla | Categoria: esercito, Popolazioni Romane, RomaL’esercito romano post mariano
Caio Mario è generalmente ritenuto responsabile della nascita dell’esercito professionale. Eletto console nel 107 a.C., fu inviato a sostituire il comandante della guerra in Numidia, nonostante l’opposizione del Senato. Gli fu negato il diritto di arruolare nuove legioni per rafforzare l’esercito in Africa, ma poté portare con sé dei volontari. Con una mossa senza precedenti, fece appello ai cittadini più poveri. Questi uomini, registrati “per testa” (capite censi) risposero con entusiasmo e si dimostrarono ottimi soldati. Il legame tra la proprietà e il servizio militare fu spezzato per sempre.
Ma il cambiamento potrebbe non essere stato così improvviso. Alcuni studiosi sostengono che Mario si sia limitato a formalizzare una pratica già diffusa. Di certo il requisito minimo per entrare fu abbassato di molto.
Le nuove legioni
Pur preservando alcune delle tradizioni delle legioni della “militia”, le nuove unità professionali e semiprofessionali erano fondamentalmente diverse nello spirito e nella tattica. Le nuove legioni erano più durature e conservavano il proprio nome per tutto il corso della loro esistenza. In precedenza, ogni legione portava cinque vessilli, un’aquila, un cavallo, un toro, un lupo e un cinghiale. Mario, invece, assegnò a ciascuna una singola aquila d’argento.
I soldati non dovevano più equipaggiarsi da soli, ma ricevevano armi, corazza e indumenti dallo Stato. Inoltre tutti i legionari ora facevano parte della fanteria pesante ed erano armati con pilum e gladius. Questi uomini erano organizzati in centurie più forti composte da 80 uomini, con una coppia di centurie a formare un manipolo. Tuttavia il manipolo fu sostituito dalla coorte, composta da tre manipoli.
La coorte
Questa offriva diversi vantaggi rispetto al manipolo. In primo luogo agiva unita, guidata quasi certamente da un proprio comandante, il quale era forse uno dei sei centurioni al comando delle centurie. Le coorti costituivano un distaccamento coerente ed efficace nel caso in cui fosse necessaria una forza per un’operazione non sufficientemente impegnativa da giustificare l’uso dell’intera legione.
Ogni legione poteva essere schierata in due o quattro linee a seconda della tattica adottata e il comandante poteva controllarla più facilmente, in quanto doveva fornire istruzioni ai comandanti di 10 coorti e non ai capi di 30 manipoli.
Le coorti potevano essere spostate come singole unità distaccate dal resto della linea.
La legione a 10 coorti era, da un punto di vista strategico, molto più flessibile rispetto alla legione a manipoli.
La professionalità, unita al fatto che le legioni erano divenute permanenti, era fonte di altri vantaggi.
L’esperienza e le conoscenze tecniche potevano essere conservate e trasmesse alle nuove generazioni con più facilità, invece di andare perdute ogni volta che un esercito veniva congedato. Nel I sec a.C. l’esercito romano iniziò a mostrare una padronanza per le opere ingegneristiche che non aveva rivali tra gli avversari.
**Bibliografia: Storia completa dell’esercito romano, Adrian Goldsworthy
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